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G8: Se la fame si nutrisse di parole…
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“Se la fame si nutrisse di parole... il nostro povero mondo sarebbe già sazio”. Il pensiero di padre Giulio Albanese - ex direttore dell'agenzia Misna - in una analisi sul G8 e i paradossi degli aiuti pubblicata su Agi Mondo Ong, sembra riassumere le posizioni della società civile riguardo al summit degli 8 grandi della terra appena conclusosi a L'Aquila. “Quando i leader del mondo non mantengono una promessa, questa è una colpa, ma quando sono i Governi a non mantenere le loro promesse nei confronti dei più poveri del mondo, questo è un crimine” - afferma Salil Shetty, direttore della Campagna del Millennio delle Nazioni Unite. “In Africa e in Asia i governi potrebbero non avere nessun alternativa se non quella di tagliare i fondi necessari alla sopravvivenza dei più poveri - ha spiegato Shetty - considerato che i leader dei Paesi ricchi negli ultimi anni hanno versato 18 miliardi di dollari per salvare le istituzioni finanziarie - nove volte più di quanto abbiano dato in aiuti negli ultimi 49 anni - siamo convinti che trovare le risorse economiche necessarie sia solo una questione di volontà politica”. Per Francesco Petrelli, presidente di Ucodep “se si esclude il nuovo impegno contro la fame, dai dettagli ancora incerti, il vertice che si chiude oggi non ha fatto nulla per l’Africa, mentre il clima peggiora e il mondo brucia ancora. Nella Roma antica, il popolo riceveva panem et circenses. Questo G8 è stato per lo più un circo”.
AFRICA, POVERTA' E SICUREZZA ALIMENTARE
A conclusione della tre giorni abruzzese, quelle emerse al G8 (si veda: Chair Summary in .pdf) vengono definite “belle promesse non sufficienti per eliminare la povertà”. Thomas Dave, analista politico della Millennium Campaign dell'Onu, sottolinea come “le dichiarazioni sull'Africa e Sviluppo del G8 purtroppo non aggiungono nulla di nuovo rispetto al passato. Si limitano a ribadire le promesse che ben conosciamo senza individuare una programmazione delle azioni per eliminare la povertà e raggiungere gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio”.
Anche la Campagna per la Riforma della Banca Mondiale denuncia che si ribadiscono impegni già presi “senza tuttavia dare delle misure più precise e concrete e delle scadenze sulla reale applicazione dei vari principi enunciati”. E' dal summit G8 di Gleneagles del 2005 che si parla di aumentare in generale gli aiuti ai apesi del Sud del mondo per arrivare a un incremento complessivo di 50 miliardi entro il 2010 sui livelli del 2004. La valutazione fatta dalle Nazioni Unite nell’ultimo rapporto di monitoraggio degli Obiettivi del Millennio è che mancano ancora all’appello 28 miliardi di dollari per arrivare all’obiettivo di incremento verso il 2010.
Oxfam International e Ucodep accolgono con favore la dichiarazione congiunta che impegna i leader a concentrarsi sulla fame e sui bisogni dei piccoli agricoltori. “In uno dei pochi esiti positivi del vertice, la dichiarazione prevede 20 miliardi di dollari nei prossimi tre anni per lo sviluppo dell’agricoltura, una cifra più alta di quanto previsto anche se rappresenta in gran parte fondi già promessi. E’ ora indispensabile che questi fondi non rimangano sulla carta e siano investiti in modo efficace per lottare contro la fame”.
Secondo Luca De Fraia, segretario generale aggiunto ActionAid a proposito delle politiche agricole “non si può pretendere che l’Africa si apra al mercato mondiale in condizione di ineguaglianza rispetto a Paesi che prendono sussidi e sovvenzioni”. Recentemente il direttore generale della Fao Diouf ha ricordato che di fronte a un bisogno stimato di circa 30 miliardi di dollari all’anno per riuscire ad assicurare accesso al cibo, i Paesi ricchi ne spendono altrettanto per proteggere la propria agricoltura. Quindi non servono solo aiuti ma regole più eque, a partire da una riforma della governance per consentire anche a questi popoli e a questi governi di entrare nel circuito decisionale.
“I contenuti della dichiarazione sullo sviluppo e sull'Africa sono gli stessi che abbiamo gia' visto nelle dichiarazioni finali dei precedenti vertici”, ha ribadito anche Sergio Marell presidente della Federazione ong italiane, che sottolinea come nel frattempo “la FAO abbia registrato un incremento degli affamati alla drammatica velocita' di 100 milioni di persone all'anno. I risultati ottenuti nel raggiungimento degli Obiettivi del Millennio sono tutt'altro che soddisfacenti - ha aggiunto Marelli - l'Africa continua a restare un continente alla deriva ed escluso da ogni possibilità di garantire condizioni di vita dignitosa per i suoi abitanti”. Se fino al 2008 le Nazioni Unite affermavano che 150 milioni di persone erano state sottratte alla povertà e alla fame, oggi anche la Banca Mondiale ammette che 150 milioni di persone sono caduti nel vortice della miseria e della disperazione.
“L'eliminazione dei paradisi fiscali - sottolinea Marelli - la lotta contro l'evasione fiscale, il porre termine alle pratiche di corruzione spesso fomentate da soggetti dei Paesi ricchi, la cancellazione del debito ai Paesi più poveri, sono misure già sufficienti per reperire quelle risorse ritenute oggi non disponibili. Ma in poche ore questi stessi governi non hanno esitato a stanziare migliaia di miliardi di dollari per salvare le banche e le industrie dei loro Paesi, ma continuano a non volerne trovare 150 per salvare centinaia di milioni di vite”. L'associazione delle ong ritiene positivo che la dichiarazione del G8 sulla economia globale preveda queste misure, cosi' come positivo la decisione di determinare regole stringenti per la finanza internazionale i cosiddetti Global Legal Standard Ma chiede anche che il Governo renda pubblica la lista delle succursali delle banche italiane che operano nei paradisi fiscali e ne chieda la immediata chiusura.
CLIMA E ACQUA
Anche per quanto riguarda il clima si parla del G8 delle promesse. Secondo il Wwf, i leader del G8 “hanno concordato di mantenere l'aumento delle temperature globali al di sotto dei due gradi, dimostrando di essersi finalmente risvegliati dopo una lunga fase di negazione. Ma hanno completamente omesso di dire come intendono raggiungere l'obiettivo. Senza una strategia chiara per la riduzione delle emissioni - si legge in un comunicato del Wwf - questo impegno si aggiungerà alla lunga lista delle promesse non mantenute”.
Per Murizio Gubbiotti, coordinatore della segreteria nazionale di Legambiente, “rimandare gli obiettivi della riduzione delle emissioni al 2050 vuol dire solo non affrontare il problema. Siamo di fronte a un’emergenza climatica, strettamente connessa a quella economica, rispetto alla quale non si può più aspettare. Come dimostrano i 6 milioni di profughi ambientali ogni anno in fuga dalle proprie terre per le conseguenze del surriscaldamento globale, il fenomeno dei cambiamenti climatici è in rapida accelerazione e la minaccia di impatti irreversibili è molto più concreta di quello che si immaginava appena due anni fa”.
Il 2050, sembra essere una data troppo lontana per la necessaria riduzione delle emissioni. Bisogna stabilire fin da ora obiettivi intermedi, in grado di arrestare il global warming. Sull’ambiente, oltre alle critiche delle varie associazioni ambientaliste internazionali, è il Segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki Moon ad esprimere la posizione più dura. In un messaggio, il segretario dell’Onu definisce “insufficienti” gli impegni presi al G8, sottolineando che per arrivare a siglare un’intesa sui cambiamenti climatici a Copenaghen nell’incontro di dicembre i governi dovranno fare di più.
“È finito il tempo dei ritardi e delle mezze misure. i paesi rappresentati a L’Aquila sono responsabili di oltre l’80% delle emissioni globali e per questo condividono una responsabilità speciale nel trovare una soluzione all’impasse politico” dice Ban Ki Moon in una nota, nella quale annuncia anche di aver convocato un vertice globale sui cambiamenti climatici il 22 settembre alla sede Onu di New York e nella quale esprime “disappunto” per il fatto che nelle dichiarazioni del G8 non si faccia alcun riferimento agli obiettivi di medio-termine sulla riduzione di emissioni. L'unico risultato condiviso sembra essere l'adozione di un testo con cui gli Otto e i Paesi africani “si impegnano a istituire una partnership più forte tra l'Africa e i Paesi del G8 per accrescere l'accesso all'acqua e ai servizi sanitari di base, a partire dai principi di responsabilità e trasparenza reciproche”.
ECONOMIA MONDIALE E ALLARGAMENTO G8
A L'Aquila si è parlato anche della ripresa dei negoziati di Doha, iniziati nel 2001, proceduti con grande difficoltà e definitivamente bloccati dal luglio 2008, gli esperti del settore evidenziano come il documento diffuso al termine dell’incontro di ieri tra i G8 e le cinque economie emergenti del Sud del Mondo contenga semplicemente una “promessa a riaprire il negoziato” entro il 2010. Per Sergio Marelli i sei Paesi emergenti che sono stati invitati a partecipare ai lavori “non sono i portavoce o paladini degli interessi delle economie povere, ma sono passati dall'altra parte della barricata e non può essere assunta come consultazione dei Paesi piu' poveri”.
Il protezionismo, la difesa dei propri interessi commerciali, la penetrazione economica e le crescenti divaricazioni nella distribuzione dei redditi accomunano il G5 più l'Egitto alle pratiche da sempre utilizzate dai Paesi del G8. Per quanto riguarda la Cina poi aggiunge: “Non e' ammissibile che un Paese che viola costantemente i diritti umani fondamentali all'interno delle proprie frontiere possa sedere al tavolo del G8 e condizionare le decisioni che riguardano il destino di miliardi di persone”. La repressione della minoranza etnico-religiosa degli Uiguri nella regione dello Xinjiang, ha sottolineato, “non puo' essere messa da parte” e Marelli chiede che le condizionalita' nell'erogazione degli aiuti allo sviluppo siano applicate anche nel caso della “eclatante violazione di questi ultimi giorni”.
UN VERTICE COSTOSO
“Il G8 costa più dell’intero bilancio che l’Italia dedica alla lotta alla povertà. Quattrocento milioni di euro contro i miseri 321,8 milioni stanziati quest’anno dal governo italiano per lottare contro la morte per fame e la miseria nel mondo”. Lo aveva denunciato, prima dell'inizio del vertice, Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace. “Una vergogna che getta un’ombra inquietante sul vertice e nonostante il fumo mediatico che è stato innalzato attorno a questo evento, lo scandalo non può essere cancellato. Quest’anno ci sono cento milioni di persone in più che muoiono di fame e il nostro governo butta 400 milioni di euro o forse più per organizzare un vertice”. Per Lotti “è ora di abolire queste costosissime parate annuali inconcludenti e investire sulle istituzioni internazionali (democratiche o da democratizzare) come l’Onu che possono davvero fare la differenza”.
Elvira Corona